Secondo l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), Campylobacter è il maggior responsabile di contaminazioni alimentari in Europa e negli Stati Uniti, con più di 200000 nuovi casi all’anno risulta essere addirittura più frequente della Salmonella.
Voi ne avete mai sentito parlare? Io no, questo non tanto perché in Italia non sia presente, ma perché non esistono piani di monitoraggio obbligatori sugli animali, sugli alimenti o sulle persone che potenzialmente hanno contratto la malattia.
Le zoonosi sono malattie alimentari causate dall’ingestione di cibi o acque contaminate, possono essere trasmesse dagli animali all’uomo attraverso varie modalità (batteri, virus, ecc…), e hanno un notevole impatto sociale ed economico.
Campylobacter vive naturalmente nel tratto intestinale di polli e tacchini, tuttavia durante la fase di macellazione il batterio si diffonde nel resto della carne contaminandola. La più comune fonte di infezione è infatti costituita dal consumo di carne di pollo poco cotta, oppure dal consumo di prodotti pronti che sono stati accidentalmente in contatto con la carne cruda contaminata.
Quindi se compro il pollo, lo taglio a tocchetti, e lo butto in padella per cucinarlo va tutto bene; se però poi con lo stesso coltello taglio anche il pomodoro, o le carote, che voglio mangiare crude, come contorno, ecco così rischio veramente di contrarre l’infezione. I sintomi sono quelli di una comune gastroenterite che in rari casi può portare a gravi complicazioni. Ecco perché in assenza di specifiche analisi è difficile distinguere questa infezione da quella causata dagli altri patogeni tipo la Salmonella.
Numerose sono le misure che vengono prese in Europa per diminuire la presenza del batterio negli allevamenti e in fase di produzione alimentare, ma noi consumatori cosa possiamo fare da parte nostra?
Curiosità:
A cura di Elisabetta Mereu